In scena una doppia replica dello spettacolo 90 minuti di Francesco Leschiera

 

Il 27 gennaio 2022, ore 20.45 presso Teatro di Nogara e alle 11.00 con le classi terze della scuola secondaria di primo grado

Giornata della Memoria a teatro

Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, dedicata alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Un appuntamento importante che quest’anno il Comune di Nogara e TeatroE, la compagnia che gestisce il Teatro comunale, hanno deciso di celebrare con lo spettacolo della compagnia milanese Teatro del Simposio dal titolo 90 minuti.L’appuntamento sarà doppio, per il pubblico, munito di super green pass e Ffp2 alle 20.45, ma vi sarà una prima replica, alle 11.00, dedicata alle classi terze della scuola secondaria di primo grado di Nogara, un momento di riflessione anche per i ragazzi che potranno, a fine spettacolo, incontrare attori e regista per una chiacchierata sul tema dello spettacolo appena visto. 

Marco Poltronieri, vicesindaco con delega all’istruzione “dare la possibilità di partecipare agli studenti della scuola secondaria di primo grado è una bella occasione per avere cura della memoria e trasmettere loro un messaggio di rispetto e tolleranza. Utilizzare poi il canale di una storia di sport spero possa essere loro ancora più significativo per apprezzare la fortuna di vivere all’interno di un sistema democratico”

“Come Amministrazione Comunale abbiamo voluto fortemente commemorare questa data per sensibilizzare la cittadinanza e soprattutto le giovani generazioni nel ricordo di  una delle pagine più buie della nostra storia” dichiara il sindaco Flavio Massimo Pasini

Lo spettacolo parte dalla figura di Arpad Weisz, ebreo ungherese, calciatore e poi allenatore che vinse uno scudetto con l’Ambrosiana (l’attuale Inter) e due scudetti consecutivi e la finale del Trofeo dell’Esposizione col Bologna “che tremare il mondo fa”. In quanto ebreo fu vittima delle leggi razziali in Italia e rifugiatosi in Olanda durante la seconda guerra mondiale, fu rinchiuso dapprima nel campo di Westerbork insieme alla sua famiglia, e successivamente ad Auschwitz, dove morì nell’inverno del 1944.  La vita di Wiesz è però una lieve traccia per approfondire il vero tema dello spettacolo: quel mondo che dapprima lo rese famoso e poi, in virtù delle leggi razziali, lo dimenticò totalmente.